Crescere per far crescere

Il ruolo della PA come strumento per la competitività d'impresa

Una visione, più che un progetto. Solo la prima, infatti, ti consente di avere un obiettivo di lungo periodo e di tracciare la rotta da seguire per mettere in atto un cambiamento senza il quale non si può crescere. Se il fine è la crescita, l'unico mezzo possibile è il cambiamento, inteso allo stesso tempo come azione (cambiamento agito) e reazione (cambiamento subìto).

Provate a mettere una rana in una pentola di acqua calda: avvertito l'eccessivo calore - e quindi percepito il pericolo - essa salterà fuori immediatamente, salvandosi. Ma se mettete la stessa rana in una pentola di acqua fredda e la scaldate lentamente sul fuoco, essa si abituerà un po' alla volta alla variazione di temperatura, non percependola come un pericolo ma anzi come uno stato di progressivo benessere; ma quando l'acqua sarà troppo calda, la rana, ormai indebolita, non avrà più la forza per saltare fuori dalla pentola e finirà bollita.

La rana ci insegna che solo chi ha la capacità di reagire al cambiamento - agito e non solo subìto - sopravvive.

Così è per la pubblica amministrazione, che ha la responsabilità di mettere in atto il cambiamento con l'obiettivo di creare le migliori condizioni possibili per lo sviluppo e la crescita del sistema Paese, a partire dalle imprese che oggi si trovano strette tra costi di gestione in costante crescita e prezzi del prodotto stabiliti da un mercato più attento alla quantità che alla qualità.

In questo contesto, la pubblica amministrazione ha un'occasione straordinaria per candidarsi ad essere uno strumento efficace a servizio della crescita e della competitività delle imprese, ma per farlo deve cambiare, abbandonando la logica burocratica che storicamente la caratterizza e adottando un approccio manageriale che le consenta di pensare (e possibilmente anche di agire) come un'impresa. Solo pensando come i nostri imprenditori, infatti, potremo riuscire ad aiutarli veramente.

Crescere (noi) per far crescere (le imprese) significa allora essere in grado di rendere più semplici e snelle le procedure di accesso ai servizi erogati dalla PA, anche attraverso gli strumenti digitali oggi disponibili, ridurre i tempi di risposta (che devono essere commisurati all'effettivo tempo di erogazione del servizio), tagliare i costi intermedi (cioè quelli che riducono la spesa senza incidere sulla qualità dei servizi erogati) e rendere accessibili le informazioni (che significa non solo renderle disponibili, ma anche pienamente comprensibili).

L'innovazione dei processi, vista in una logica organizzativa prima ancora che tecnologica, è la chiave di volta del cambiamento. Solo così si potrà passare dalla cattiva burocrazia, quella dei vecchi "burosauri" che sembrano immuni dalla naturale tendenza all'estinzione delle specie, alla buona burocrazia - la "businesscracy" - cioè quella che consente ad un'azienda di prevedere i tempi e i costi della pubblica amministrazione all'interno di un business plan.

L'AVEPA ci crede e i risultati finora ottenuti penso siano la miglior testimonianza della coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo. Se non altro perché quasi sempre, prima di dirlo, l'abbiamo già fatto.

 

Pubblicato il: 01.04.2015  -  Ultima modifica: 08.06.2020
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